Le Certificazioni Verdi possano essere rilasciate, su richiesta dell’interessato, per attestare le diverse condizioni che permettono gli spostamenti o l’accesso a convegni, fiere, congressi ed eventi sportivi e in generale a spettacoli aperti al pubblico, ma anche per l’accesso a ristoranti, bar, pub, gelaterie, pasticcerie, caffè e altri luoghi dove si effettua attività di ristorazione con servizio al tavolo.

Le condizioni che consentono l’accesso ai locali di cui sopra e gli spostamenti sono:

  • il completamento del ciclo vaccinale;
  • l’avvenuta guarigione da Covid-19;
  • l’effettuazione del test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus SARS-CoV-2.

Mediante l’utilizzo di un’app chiamata VerificaC19, il personale addetto ai locali avrà la possibilità di verificare la validità e l’autenticità dei Green Pass presentati. Sarà sufficiente mostrare il QR Code della Certificazione.

VerificaC19 è l’app ufficiale del Governo Italiano con lo scopo di abilitare gli operatori alla verifica della validità e dell’autenticità dei Green Pass prodotti in Italia e dei Certificati europei digitali COVID rilasciati dagli altri Stati Membri dell’UE.

Ai sensi dell’art. 9, comma 10 del D.L. 52/2021, recante  “Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19”, dovranno essere individuate le modalità di controllo (soggetti deputati, tempi di conservazione, validità e integrità delle certificazioni, le misure per la tutela dei dati…) con apposito DPCM, che verosimilmente verrà emanato prima del 6 agosto per non lasciare l’entrata in vigore dei nuovi obblighi Green Pass sprovvista di tutela.

Nelle more dell’adozione del DPCM sulle modalità di verifica delle certificazioni digitali, l’art. 9, comma 10 del D.L. 52/2021 legittima l’utilizzo dei documenti attestanti l’avvenuta vaccinazione o guarigione, o ancora l’effettuazione di un tampone, rilasciati da strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri.

Sorge quindi una problematica: la possibilità di utilizzare, fino all’emanazione del DPCM, i certificati cartacei, potrebbe rendere inutili le salvaguardie indicate dal Garante Privacy per la verifica dei certificati COVID, costruiti proprio per evitare di diffondere informazioni non necessarie ai verificatori.

Come detto prima, l’app Verifica C19 consente al verificatore di controllare l’autenticità del Green Pass e di conoscere le generalità dell’interessato, senza però rendere visibili le informazioni che hanno determinato l’emissione della certificazione, come l’eventuale guarigione, la vaccinazione o l’esito negativo del test molecolare/antigenico rapido) e senza conservare i dati oggetto di verifica.

Esibendo però i documenti attestanti la guarigione o vaccinazione o l’effettuazione del tampone, avremmo una violazione al principio della c.d. “minimizzazione del trattamento dei dati sanitari”, poiché questi contengono una quantità di dati rilevante. Tuttavia questo rischio dovrebbe essere abbattuto, in quanto, il controllo da parte di soggetti privati delle Certificazioni Verdi è di fatto subordinato all’emanazione del DPCM sopra richiamato che dovrebbe dare il via all’utilizzo dell’app Verifica C19.

E per quanto riguarda i luoghi di lavoro? Sarà obbligatorio il Green Pass?

Il Garante della Privacy ha espresso parere negativo, al momento, sulla possibilità da parte del datore di lavoro di chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o la copia dei documenti che attestino l’avvenuta vaccinazione.